1 e 15 dicembre – I mercoledì della salute -Yoga – Tai- chi
Gli ultimi appuntamenti in calendario, per scegliere l’attività motoria per il benessere psicofisico, ci portano in Oriente (in India e in Cina) a sperimentare Yoga e Tai chi.
Lo Yoga, disciplina che si propone di portare l’uomo all’illuminazione liberandolo dai suoi conflitti interiori, è una filosofia e un metodo concreto di pratiche morali, fisiche, psicologiche e spirituali molto diffuso anche in Occidente.
Lo Yoga posturale è la proposta di Maria Manunta per i soci della LUTE.
Con lei abbiamo srotolato membra e tappetini e respirato in modo più consapevole e intenso. Perché respirare è un atto involontario, ma può diventare un luogo della mente dove ritrovare pace ed energia.
Il pranayama, infatti, è la “regolazione cosciente” del respiro, è respiro in armonia con il flusso mentale.
Distese sul tappetino, avvolte nelle coperte colorate, cullate da una musica dolce, abbiamo rilassato mente e corpo, abbiamo seguito il flusso dell’energia vitale dentro di noi: risveglio del corpo, pulizia del pensiero, energia dello spirito.

Il Tai chi, elemento del pensiero filosofico cinese, indica il principio dell’ universo. Viene simboleggiato da un cerchio che circonda lo yin e lo yang, principi opposti, ma complementari, responsabili dell’armonia dell’uomo e del mondo.
Stefano Basolu ha presentato il Tai chi chuan, arte marziale nata in Cina e trasformatasi in una tecnica ginnica di movimenti concatenati, eseguiti lentamente e con la massima precisione.
Il maestro ha proposto 5 esercizi di rilassamento utili per ritrovare morbidezza fisica e corretta postura, ha guidato l’esecuzione degli stessi sottolineando come i movimenti circolari, soffici, rilassati e fluidi permettano la circolazione dell’energia in movimento, consentano a muscoli, ossa, giunture di essere utilizzati in modo preciso, accrescendo la consapevolezza di se stessi e del mondo circostante.
Dietro ogni movimento, ha ricordato Simone, si nasconde un’applicazione di difesa personale che ha radici antichissime.
Esercizio per il fisico, disciplina per la mente, nutrimento per lo spirito, il Tai chi chuan, ha concluso il maestro, permette, attraverso un percorso di ricerca e sviluppo personale, di ritrovare l’energia positiva in se stessi, contrastando gli effetti negativi dello stress e delle tensioni della vita quotidiana.

3 dicembre – 4 chiacchiere – Il gioco d’ azzardo patologico. Quando l’età non è un limite. Conferenza della Dott.ssa Rosalba Cicalò
Il gioco d’azzardo patologico è considerato un disturbo del controllo degli impulsi, legato ad un disagio psichico, ed è una chiara forma di dipendenza comportamentale, che richiede un’analisi attenta dei sintomi, dei fattori di vulnerabilità predisponenti, del contesto familiare e delle tipologie più efficaci di intervento terapeutico.
Il tema, piuttosto complesso, per gli aspetti psicologici e per le ricadute sulla vita del giocatore d’azzardo e della sua famiglia, è stato illustrato con l’ausilio di schede e di dati statistici, dalla Dott.ssa Rosalba Cicalò, direttrice del Servizio per le dipendenze( SerD) di Nuoro; un servizio del S.S.N. dedicato alla prevenzione, alla cura e al recupero delle persone con problemi di dipendenza, compreso il gioco d’azzardo.
Analogamente ad un tossicodipendente, afferma la Cicalò, il giocatore compulsivo mostra una crescente perdita di controllo nei confronti del gioco d’azzardo: aumenta la frequenza delle scommesse, il tempo passato a giocare, la somma spesa e, nel tentativo di recuperare le perdite, investe nel gioco più delle proprie possibilità economiche.
Manifesta cambiamenti nell’umore e nel comportamento: irrequietezza, ansia, distacco emotivo, reiterati tentativi di giocare di meno, disinteresse per le attività lavorative, tende all’isolamento e trascura le relazioni familiari e amicali.
Sente un desiderio irrefrenabile: tornare a giocare è la cosa più importante, più della famiglia, del lavoro, della propria salvaguardia. Ha un’elevata necessità di liquidità unita ad una sempre più ridotta disponibilità di denaro, che si procura con ripetute richieste di prestiti (che non riuscirà a restituire) a familiari, amici, banche e finanziarie.
Vive di illusioni: la sua mente immagina o interpreta la realtà secondo i propri desideri e le proprie speranze. Si illude di poter controllare il gioco; ha la falsa convinzione che la sua perseveranza verrà prima o poi premiata con la vincita; sovrastima la probabilità di vincere; la “quasi vincita” (approssimazione del successo) lo incoraggia a proseguire nel gioco.
Anche la famiglia del giocatore d’azzardo vive di illusioni: non chiede aiuto, pensando di poter gestire il problema, o resta in attesa di una terapia farmacologica che magicamente lo risolva.
Lo Stato, altresì, è convinto di poter controllare i danni prodotti dal gioco; continua a pubblicizzarlo, aumentandone l’offerta sul mercato, contemporaneamente sostiene le attività di prevenzione con i SerD.
Il quadro allarmante, descritto dalla Dott.ssa Cicalò, coinvolge soggetti di varie classi d’età (molti gli anziani) e di differente estrazione sociale: il 3% della popolazione italiana.
L’intervento terapeutico più efficace è la terapia di gruppo che coinvolge il paziente e la sua famiglia. Sottoscritto da tutti il decalogo comportamentale, si viene a creare un clima di sospensione del giudizio, si dà voce alle emozioni, alle fantasie, ai ricordi e, nel tempo, si apre lo sguardo verso nuove possibili progettualità.
Parola d’ordine: Vinci solo quando smetti.

14 dicembre – Nuoro Littoria
Un nuovo appuntamento con Tonino Porcu, per scoprire gli edifici pubblici costruiti nel Ventennio, attraverso i quali il regime confermava il suo potere, celebrava se stesso e costruiva il consenso.
Un viaggio virtuale tra palazzi che, inseriti nel paesaggio urbano per noi familiare, tanto da passare inosservati, riacquistano oggi importanza per le loro peculiarità architettoniche.
E così abbiamo guardato con occhi nuovi il Palazzo delle Poste, esaminato i disegni (privi di misure) del Progetto Mazzoni, conosciuto i dettagli delle fasi costruttive e i costi.
Abbiamo “visitato” il Liceo Ginnasio, il cui progetto originario, dell’ Ing. Pietrangeli, fu rimaneggiato e ridotto dai tecnici del Genio Civile perché ritenuto troppo costoso.
Ci siamo “spostati” al vicino Istituto Magistrale, progettato dall’ Arch. Dino Venturi, il quale riuscì a coniugare in modo armonico le linee curve neoclassiche con le geometrie razionaliste.
Un tour nella memoria architettonica della città tra progetti idealmente grandiosi, monumentali, e le opere realmente costruite.
Dal Palazzo delle Finanze a quello dell’Economia e delle Corporazioni, dal Palazzo del Governo alla Banca d’Italia e alla Casa del Fascio, dall’Ospedale S. Francesco a quello della Croce Rossa (Sanatorio) con i padiglioni e i percorsi all’aperto, dalle Scuole elementari Benito Mussolini al Mercato con la sua struttura a basilica, tutti gli edifici dovevano rendere visibile e riconoscibile il volto del Governo.
Grande sviluppo ebbe anche l’edilizia sociale con la realizzazione del Palazzo degli impiegati, della Casa della madre e del bambino, dell’Albergo degli anziani, della Casa del mutilato e del Palazzo della Gil, ente che curava le attività rivolte alla gioventù, verso la quale il Regime nutriva un grande interesse.
Interventi nel sociale finalizzati essenzialmente alla creazione del consenso e alla conservazione di un potere sempre più pervasivo e gerarchizzato.
17 dicembre – 4 chiacchiere – Gli Ebrei in Sardegna di Elio Moncelsi
Sardegna: terra di confino e terra di rifugio per gli ebrei. Ne abbiamo discusso con Elio Moncelsi (artista, studioso di Storia della Sardegna, scrittore e Pastore evangelico) nel corso della presentazione del suo libro “Gli Ebrei in Sardegna”.
Il “Ghetto degli Ebrei” a Cagliari, la Torre degli Ebrei ad Alghero, le lapidi funerarie con le scritte epigrafiche ebraiche, i nomi e le usanze sono alcuni dei segni che attestano la presenza ebraica nella nostra isola.
Con Elio Moncelsi abbiamo seguito i segni nella “ terra di confino”, quando 4000 giovani coscritti ebrei romani, insieme alle loro famiglie, furono deportati, nel 19 d. C. dall’imperatore Tiberio, per lavorare nelle miniere della Sardegna, “damnati ad metalla”, nei latifondi o per combattere i “latrocinia” delle popolazioni dell’interno.
Abbiamo seguito i segni nella “terra di rifugio”, quando, nei secoli XIII, XIV e XV, la Sardegna offrì grandi opportunità commerciali e imprenditoriali ad ebrei catalani e aragonesi.
Cagliari, Sassari, Alghero, Oristano ed Iglesias, furono i centri dove si insediarono le comunità di ebrei che, grazie alla loro operosità, ricoprirono posizioni di prestigio e impressero un notevole sviluppo alle attività economiche.
Con l’ Editto di espulsione degli Ebrei dal Regno di Spagna, promulgato da Ferdinando il Cattolico nel 1492, anche gli Ebrei sardi furono costretti all’esilio, i loro beni furono confiscati e incamerati dalla Corona. Alcuni, i “marranos”, si convertirono al cattolicesimo per conservare privilegi e patrimoni.
Tracce dell’ebraismo sardo persistono in alcuni cognomi di famiglie ebree sefardite dell’area mediterranea, in costumi ed usanze da cui traspare il retaggio semitico della nostra isola.
La Storia, conclude Moncelsi, testimonia la realtà multietnica dell’attuale popolazione sarda, la cui composizione è il risultato della stratificazione di migrazioni, conquiste, deportazioni che hanno riguardato gruppi etnici provenienti da tutto il bacino del Mediterraneo.

18 dicembre – Abbiamo fatto festa
Abbiamo fatto festa. Per vincere la solitudine, le paure, fugare le ombre.
Abbiamo acceso le luci, per sconfiggere il buio, in attesa del sole invitto e del bimbo che nascerà.
Abbiamo fatto festa. Cercato nel cielo la cometa, per guidare i nostri passi fuori da questo tempo sospeso.
Abbiamo fatto festa, spalancando le porte per la celebrazione del rito della convivialità, scambiando auguri, buoni propositi, speranze per il nuovo anno.
Alberi di Natale e presepi, decorazioni e luci colorate, tovaglie rosse e occhi sorridenti hanno accolto (in sicurezza) i soci nella sede di via Collodi.
Abbiamo intrecciato pensieri, emozioni, brindisi e rassicurazioni: una trama di relazioni che vogliamo continuare a tessere, in attesa del futuro.
Poi, spazio alla “liturgia alimentare” per rinnovare il patto collettivo e rinsaldare il legame con gli altri.
Tramezzini e frittate, cous cous ed insalate, polpette e lingue salmistrate, bon bon e crostate: un inno all’abbondanza armonizzato da buon vino e accompagnato alla chitarra da Pier Paolo Conti.
Fuori, lo sguardo verso il cielo stellato, con Claudia siamo tornati a riveder le stelle: la nostra finitezza nell’Infinito.
Buon 2022 a tutti e a tutte.
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