Parole di Gennaio

Parole di Gennaio

10 gennaio 2022   4 chiacchiere con Franco Mura
Gioco: combinazione tra segni e parole

Parole per giocare
Pomeriggio speciale quello con Franco Mura, insegnante, attore per diletto, animatore radiofonico, ma, soprattutto, essere umano che sa vedere oltre le apparenze e sa mettersi in ascolto.
Filo conduttore dell’incontro: il tempo e la memoria, indagati attraverso molteplici sollecitazioni, visive, uditive, verbali, giocate attraverso il coinvolgimento attivo dei presenti.
Insieme a Franco ci siamo immersi nei quadri di Van Gogh, siamo entrati nei suoi girasoli, nella sua camera, nei paesaggi notturni e in quelli assolati, abbiamo udito il suono della locomotiva e il suo ritmo.
Fuori dal sogno,  ci siamo ritrovati nello spazio conosciuto delle parole del ricordo: il quartiere del Trenino, Istevene Surbedda, maestro di vita, una valigia misteriosa e un bastone.


IL bastone, segno e unione di più segni, a seconda del punto di vista di ciascuno, può essere tante cose:una sedia, una scala, un muro…
Il muro che chiude il giardino de “IL gigante egoista” di Oscar Wilde, ma che può essere abbattuto dal bastone, così la vita potrà riprendere a fluire senza più egoismi e si potranno tessere nuove relazioni tra gli esseri umani.
Come accade quando due sconosciuti (Franco e Alfredo) su un treno decidono di dire parole per vincere il silenzio, la solitudine, l’indifferenza.
Dalla valigia misteriosa Franco estrae un libro di parole, Il giorno del giudizio di Salvatore Satta, ne legge alcune pagine, ci sollecita a memorizzare alcune frasi che acquistano senso solo se in relazione logica con quelle dette dagli altri: impariamo insieme a ricordare parole. Usiamo parole per riscoprire e trasmettere a chi ci sta vicino la poesia della natura intorno a noi e il nostro stupore per questa magia.
Giochi di parole, catene di parole, associazioni di parole e immagini.
Ancora parole, per scrivere, in cinque minuti, sul filo rosso della memoria e del tempo, una storia per stare insieme: bastone, occhiali, finestra, luna, casa.
Una bardoffula segna il tempo della fine: 61 giri scanditi da parole.
L’incontro con Franco è già memoria.

Disegno tratto da: “La Favola dei ragazzi scalzi” di BASTIANO MURGIA

21 gennaio 2022   4 chiacchiere –
Sergio Atzeni. Un precursore post deleddiano

Conferenza di Bastiana Madau. Letture di M. Giovanna Ganga      

Parole di una scrittura nuova e antica
Abbiamo incontrato Sergio Atzeni, lo abbiamo riscoperto nelle parole di Bastiana Madau, lo abbiamo sentito nelle sonorità del canto “Mare mannu” di Elena Ledda, nella musica che ha accompagnato la lettura di alcuni passi dell’ opera capolavoro “Passavamo sulla terra leggeri” (pubblicata postuma nel 1996), ed è nato prepotente il desiderio di rileggere tutta l’opera di questo autore rivoluzionario, tragicamente scomparso nelle acque dell’ isola di S. Pietro il 6 settembre 1995.
Bastiana Madau apre la conferenza con un breve excursus sulla vita e la formazione socio-culturale di Atzeni, sul contesto storico in cui visse e operò: gli anni della Rinascita, il ’68, i fatti di Pratobello, la guerra in Vietnam e la dittatura in Cile, la passione e l’impegno politico, i primi passi nel giornalismo, l’abbandono del lavoro fisso e la partenza verso il Continente e l’Europa.


Una vita breve, ma intensamente vissuta quella di Sergio Atzeni, scrittore importante nel panorama sardo, nazionale e internazionale, tradotto in varie lingue. Un affabulatore e un rivoluzionario, sul piano linguistico e dei temi trattati,  che ha riscritto la Storia della Sardegna in chiave mitica e al quale molti dei nostri scrittori contemporanei sono debitori.
Amava la lettura e la musica senza distinzione di generi: spaziava dagli scrittori latinoamericani a quelli inglesi e tedeschi, dal jazz al rock, alle musiche etniche della Sardegna. Generi che influenzeranno tutta  la sua produzione e che ritroviamo nei ritmi della sua scrittura, nella frantumazione del testo in segmenti sempre più brevi, nella ricerca di sonorità nuove, attraverso espressioni tipiche e costruzioni sintattiche tratte dalla lingua sarda. Scrittore post-deleddiano, innovativo, con un punto di vista etnicamente centrato, precursore delle questioni identitarie in chiave moderna, anticipatore di temi inediti nella letteratura sarda, prosegue Madau, Atzeni non credeva nell’identità pura, ma nel valore dell’incontro,  della mescolanza; affermava che “ molteplici sono le radici di ognuno di noi” perché la Sardegna non è un’isola fortezza, ma crocevia delle genti del Mediterraneo, e rivendicava il suo essere sardo, italiano, europeo.
Pensando alle numerose  regioni che compongono l’isola, ma anche alle diverse epoche che ne hanno segnato la fisionomia, lo scrittore riteneva che la Sardegna dovesse essere raccontata tutta.
Il suo progetto narrativo prende l’avvio con il romanzo Apologo del giudice bandito, storia antica di antenati lontani, parte colpevoli e vili, parte resistenti. Di questi ultimi è erede la generazione dei padri che compare ne Il figlio di Bakunìn, per cedere il passo, ne Il quinto passo è l’addio, ai figli tormentati, dove il degrado del vivere sociale lascia come unico scampo la fuga.
Il progetto narrativo raggiunge la sua completezza, conclude Madau, con il capolavoro Passavamo sulla terra leggeri in cui Atzeni proietta la narrazione verso il passato fino alla preistoria nuragica.
È una riscrittura fantastica della storia della Sardegna, un resoconto orale che ha il suo inizio in tempi lontanissimi.
L’autore, attraverso una straordinaria prosa poetica, ci descrive le vicende dei S’ard , i danzatori delle stelle, un popolo antico proveniente da Oriente e approdato in un’isola senza nome. I custodi del tempo detengono il filo della memoria collettiva e la tramandano oralmente ai bambini predestinati. Antonio Setzu, principale voce narrante, racconta l’intera storia (che si ferma al 1409) al nuovo custode che ne raccoglie la testimonianza.
Atzeni racconta con la “lingua degli antichi”, lingua da lui reinventata: la scrittura varia i ritmi, intreccia tipi narrativi diversi, accentua l’espressività del linguaggio, mescola monosillabi a parole del sardo contemporaneo.
Un racconto epico, mitico, magico che evoca l’utopia di un paradiso perduto.

25 gennaio 2022
Discorsi sull’Arte contemporanea. Corso in 6 lezioni

a cura di Laura Visentini.

Parole per esprimere la luce
Si torna a parlare di Arte in LUTE con la Prof.ssa Laura Visentini, già docente presso il Liceo classico Asproni e appassionata divulgatrice di quell’universo di straordinaria bellezza che è  il mondo dell’Arte.
La luce e il quotidiano è il titolo del primo incontro dedicato a Jan Vermeer (Delft 1632-1675), pittore olandese del Seicento le cui opere godono oggi di larghissima fama, ma che per quasi due secoli furono coperte dall’oblio.
Note biografiche e analisi delle opere si intersecano e si fondono nel ritratto dell’artista fatto da Visentini: una narrazione coinvolgente, dove alla competenza, al “sapere d’Arte”, si accompagna un eloquio brillante che cattura l’attenzione e  affascina .
Scopriamo nei quadri di Vermeer il piccolo mondo borghese dell’Olanda del XVII secolo: una galleria di figure assorte nell’universo privato della quiete domestica, colte nel semplice atto di leggere una lettera, svolgere un’attività manuale o suonare uno strumento.
Oggetti, abiti, volti, tappeti, pavimenti sono descritti con la stessa meticolosità e immersi in un bagno di luce naturale che ne rivela la bellezza dietro l’apparente semplicità: la poesia del quotidiano.


Guidati da Laura Visentini siamo entrati nelle opere di Vermeer, ne abbiamo analizzato la grammatica di segni e colori, la tecnica pittorica, l’uso della prospettiva; abbiamo ammirato la maestria nel gioco di luci ed ombre, applicato la regola dei terzi per scoprire la sintassi e l’armonioso equilibrio della composizione.
Una pittura, quella di Vermeer, né commerciale né sociale, ma volta alla glorificazione dell’arte stessa.
L’artista combina il gusto per la pittura di genere di cornice domestica con l’uso magistrale del colore e della luce, creando qualcosa di assolutamente nuovo e moderno: un corpus artistico che esprime quiete, serenità e bellezza.

28 gennaio 20224 chiacchiere.
La Grotta del Bue Marino: un archivio dei cambiamenti climatici.

Conferenza di Francesco Murgia (geologo, speleologo, già commissario del Parco di Tepilora)

Le grotte: “parole” del tempo
Francesco Murgia ci ha accompagnato nell’esplorazione della “Biblioteca del tempo”; guidati dalle parole di Giovanni Badino ci siamo aggirati per “infinite stanze”, “passando da uno scaffale all’altro”, osservando i titoli, “sfogliando” qualche libro, “leggendo qua e là”.
Le grotte sono il mondo di sotto, “archivi del tempo”, singole parole della pagina di un libro di cui è importante cogliere il discorso globale, per capire e studiare le leggi della natura alla base della loro formazione, per documentare le trasformazioni che in esse si sono verificate nel corso delle ere geologiche, anche a causa dell’abbassamento e dell’innalzamento del livello del mare.
Novità, afferma Murgia, stanno emergendo, da studi ancora in corso, sulla Grotta del Bue Marino, variazioni geomorfologiche testimoni di una serie di eventi collegati a cambiamenti climatici risalenti a 450.000 anni fa.
I complessi carsici, continua il geologo, sono una biblioteca sconfinata. La lettura di elementi riconoscibili all’interno del sistema ci permette di collegarli ad altri verificatisi all’esterno: fiume e mare sono i regolatori del sistema.


Bisogna “saper leggere” il sistema carsico, che significa, per esempio,vedere che i grottoni di Cala Luna si sono prodotti lungo le linee di frattura di movimenti tettonici, o che si può stabilire il tempo di deposizione del carbonato di calcio all’interno di una concrezione per mezzo di analisi di tipo isotopico.
Tutte le grotte appartengono ad uno stesso enorme complesso di cui noi vediamo solo frammenti disordinati.
Nei calcari giurassici del Golfo di Orosei si è avuto un intenso carsismo con formazione di grotte nelle quali, tuttora, si sviluppa una copiosa circolazione idrica sotterranea con molte sorgenti, alcune delle quali sgorgano direttamente al mare. L’azione dissolvente delle acque ipogee ha creato numerose cavità all’interno delle quali si possono vedere imponenti colonne create dalla precipitazione lenta, ma continua delle sostanze minerali disciolte nell’acqua.

Foto di IDA SERRA da Gruppo Grotte Bue Marino di FB


La Grotta del Bue Marino è la più ampia e suggestiva tra le numerose grotte che si aprono su questi calcari ed è stata oggetto di innumerevoli esplorazioni, volte alla ricerca della connessione con il sistema della Codula Ilune. La congiunzione con la vicina grotta de Su Molente e con la grotta di Monte Longos-Su Palu ha permesso di individuare e mappare un complesso carsico di spettacolare bellezza, esteso per 70 km, con gallerie, grandi sale, pozzi, sifoni, abissi, laghi e fiumi sotterranei e vari affluenti: un mondo ipogeico esplorato e studiato dagli speleo sub grazie a strumenti tecnologici sempre più sofisticati.
Con lo sguardo rivolto alle infinite pieghe strutturali del mondo ipogeico ci siamo fatti solco di battente, onda di marea che erode, trasporta, sedimenta; siamo penetrati profondamente nel sistema carsico, ci siamo fatti fiume e lago, stalattite e colonna, abisso ed eccentrica e, goccia dopo goccia, siamo diventati un ambiente magico che ha il suo equilibrio e le sue leggi.

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