… e guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’ … (ma anche no)

… e guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’ … (ma anche no)

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Da quasi 30 giorni tutti, chi più chi meno, siamo chiusi in casa; tra sbuffi e lamentele, disagi, vittimismi e qualche comprensibile problema reale il tempo passa, eppure non così lento come sembrerebbe.

E non c’è noia…

Dopo i primi giorni di normale “ribellione ideale” alla immobilità forzata, ho deciso fosse meglio cercare di abbattere lo stress e trasformare la sosta in “otium” che ­non è ignavia o amorfa e triste pigrizia.

Otium per Greci e Romani era “distacco” dal tempo lavorativo, era un ambito dedicato alla riflessione, al raggiungere e godere della tranquillità, il che non escludeva l’occasionale espletamento di attività ordinariamente produttive.

Lascio perciò che ore giorni e settimane scorrano senza soluzione di continuità o confini rigidi; mi sono riservata la libertà di decidere cosa fare, se, quando e come farlo, non guardo il calendario e pochissimo l’orologio.

Non c’è più il tempo, ma i tempi: tempo per la casa; tempo per i ricordi e la fantasia; tempo per la lettura, per la musica e i film; tempo per le chiacchiere, anche in rete o al telefono; tempo per la riflessione; per la famiglia. Ciascun tempo assume rilievo sulla base del mio personale sentire, precede o segue l’altro in una sequenza che conosce non più di un paio di appuntamenti fissi, non si impone.

Tempo che si dilata e crea una sorta di bolla dall’interno della quale osservare tutto attorno, ma senza alienazione e con la testa leggera; è un tempo che ha pulito l’aria, che ti porta attraverso le finestre spalancate raggi di sole già caldo, profumi e non polvere e tu sai, lo sai benissimo, che tornerai fuori e poi, anche se qualcosa sarà diverso, le regole frenetiche di un mondo commercializzato impatteranno nuovamente su tutti noi.

Ma nel frattempo si possono chiudere gli occhi e richiamare luoghi e memorie grate, venire a patti anche con quelle meno grate o dolenti che comunque stanno, anch’esse, incastonate nel tempo di ciascuno di noi; cercare possibili risposte a tanti interrogativi sinora accantonati… il tempo c’è, mettiamolo a frutto.

 “… ma davvero non ti manca nulla?”

Oh sì, mi manca la cosa fondamentale: la libertà! Ho sempre mal tollerato le imposizioni; rivoglio la libertà di uscire anche senza meta, gironzolare per vetrine, per uno scatto da apprendista, per un aperitivo, rivoglio la libertà di socializzare e incontrare gli amici … di lavorare persino!

Mi mancano i contatti reali e, ebbene sì, anche la Lute … nel senso fisico, luoghi e persone, perché nel mondo virtuale ci siamo in pieno!

                                                                                                              @merula 

 

07 aprile 2020 – Maura Murgia

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