di Luigi Pirandello narra una storia in bilico tra la realtà e il gioco paradossale del caso; grottesco nel districarsi della trama e accattivante per la prosa e per l’ironia di cui è impregnato, è sicuramente un romanzo che tutti dovrebbero leggere, fosse solo per rispondere alla domanda:
“Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere, vivere una vita nuova, solo tua, vivere davvero. Ci hai mai pensato?”
Mattia Pascal è l’io narrante. Dopo la morte del padre, la madre affida la gestione dei beni di famiglia a un amministratore che si rivela perfido e disonesto e in pochi anni ne dilapida il patrimonio. Il protagonista, che nel mentre ha condotto una vita allegra e dispendiosa, si trova senza una lira ed è costretto per vivere ad accettare l’incarico di bibliotecario comunale. Si sposa e va a vivere a casa della suocera ma in breve tempo la vita matrimoniale gli diventa insopportabile sia a causa della suocera, donna arcigna e “strega” che lo disistima profondamente, sia della moglie, anch’essa vittima della madre, timida e con una personalità talmente debole che si lascia andare fino a diventare “pallida, disfatta, imbruttita”. Dopo la morte delle figlie gemelline, una a pochi giorni dalla nascita e l’altra dopo un anno, lo stesso giorno in cui muore anche la madre, Mattia decide di abbandonare tutto e andar via.
Si ritrova a Montecarlo e viene preso dalla speranza di arricchirsi al gioco, speranza che viene esaudita in quanto vince alla roulette una somma considerevole di denaro.
Orgoglioso della vincita e deciso a riscattarsi, si rimette in viaggio per fare ritorno a casa. Durante il viaggio in treno, però, accade l’imprevedibile: Mattia legge sul giornale la cronaca di un suicidio avvenuto a Miragno, il suo paese, e scopre con enorme stupore di essere stato identificato dalla moglie, dalla suocera e dagli amici nel cadavere di un suicida, già in stato di putrefazione e quindi poco riconoscibile. Dopo un primo momento di totale smarrimento, Mattia decide di cogliere l’occasione per fuggire da quella vita poco entusiasmante che lo attende a casa.
Il protagonista adotta il nuovo nome di Adriano Meis, convinto che liberandosi del suo nome, della sua famiglia, della solita routine sia il primo passo verso una nuova vita. Dopo un periodo trascorso a vagare tra Italia e Germania, Adriano si stabilizza a Roma, dove prende in affitto una stanza. Qui però il protagonista si scontra coi limiti intrinsechi di un’esistenza al di fuori delle convenzioni sociali: non possedendo documenti né un’identità riconosciuta, non può denunciare un torto che gli viene e soprattutto non può sposare la figlia del padrone di casa, Adriana, di cui è nel frattempo si è innamorato. Frustrato dalla nuova condizione, decide di rinunciare anche all’identità di Adriano Meis. Inscena il suo suicidio e ritorna a essere Mattia Pascal.
Tornato a Miragno, trova però una situazione ben diversa da quella che aveva lasciato: la moglie ha sposato un suo amico di vecchia data, Pomino, e hanno avuto pure una figlia. Quando Mattia prova a vivere la nuova vita si accorge ben presto che essere davvero liberi è più complicato di quanto pensasse. Si ritrova senza un nome, senza legami e con un senso di estraneità dal mondo. Riprende l’impiego di bibliotecario, senza alcuna distrazione, a parte le saltuarie visite alla propria tomba, e la constatazione di essere nient’altro che il “fu Mattia Pascal”.
Maria Antonietta Mula
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